Entrando in Chiesa
- Osserva rigorosamente il silenzio sia per il rispetto dovuto alla presenza di Gesù, sia per non arrecare disturbo ad eventuali persone presenti.
- Segnati col segno della croce, eventualmente usando l’acqua benedetta (che ti ricorda il battesimo).
- Cerca subito con gli occhi il tabernacolo in cui abita il Signore Gesù. Puoi individuarlo facilmente poiché accanto ad esso o in prossimità di esso c’è sempre la “lampada” accesa (un cero, normalmente in un involucro di colore rosso). Quella lampada è calore: ti invita ad avvicinarti “con calore”, cioè con amore al tuo Signore.
- Davanti al tabernacolo genuflettiti, ossia piega il ginocchio destro fino a terra, con calma e dignità. Sai quale è il significato di questo bellissimo gesto? Ecco: è farsi piccoli davanti a Lui, che è il Grande, il Sommo, l’Infinito. Piegando il ginocchio dirai: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento”. Fa come tanti malati che si prostravano a Gesù per essere guariti e, giunti davanti a lui, si buttavano a terra.
- Non sederti subito: resta almeno qualche momento in ginocchio, fissando il tabernacolo e ripetendoti che là, in quell’angusto spazio, c’è Lui, Lui che ti guarda, che ti ascolta e che è contento di vederti lì. Poi comincia pure a parlargli. Così come ti viene, con spontaneità e immediatezza, in piena confidenza.
Il galateo nella casa di DIO
Si dettano REGOLE NUOVE:
- NON SI PARLA fuori dalle celebrazioni (educazione spesso disattesa!), non ci si distrae con chiacchiere inutili;
- quando entri in chiesa SPEGNI, per favore, il cellulare;
- chiudi la porta con DELICATEZZA dietro di te;
e REGOLE TRADIZIONALI:
- si arriva PUNTUALI: non ha senso accostarsi al Sacramento con questa pigrizia. (“Non masticare gomme o caramelle, sarebbe irriguardoso ed eventuale causa di sporcizia”).
Si ricordano gli atteggiamenti giusti:
- fai BENE E SENZA FRETTA il segno della croce con l’acqua benedetta;
- veniamo invitati a cantare durante la messa, (“Prova a cantare anche tu, magari sottovoce, perchè chi canta prega due volte”) e nelle risposte NON ALZIAMO LA VOCE, nè le diciamo correndo, nè come sfida con altri. La voce deve essere umile, deve cercare l’armonia con gli altri;
- durante la celebrazione dobbiamo imparare a dare le risposte del dialogo liturgico SENZA ALZARE LA VOCE, senza anticipare o rallentare…
- un gesto nuovo a cui siamo invitati dopo l’offertorio è di metterci in piedi quando il sacerdote ci invita dicendo “Pregate fratelli…”. Così recita l’ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO dell’anno 2004 al n° 146 “Ritornato al centro dell’altare, il sacerdote, rivolto al popolo, allargando e congiungendo le mani, lo invita a pregare dicendo: Pregate, fratelli. Il popolo si alza e risponde: Il Signore riceva (…)”
Per celebrare bene
bisogna ricordare una verità importante: la chiesa, Cattedrale o cappella in periferia, E’ LA CASA DI DIO, aperta a tutti; e dunque esige SILENZIO, rispetto, collaborazione da parte di ognuno affinché presenti, sempre, il suo aspetto migliore e decoroso.
Concludiamo con la forza della comunione:
DOBBIAMO EDUCARE LA VOCE E LA PAROLA: ANDARE INSIEME!
Certuni sembrano aver preso dai quiz televisivi l’abilità nello scatto, la determinazione, il riflesso bruciante necessari per arrivare a premere il pulsante prima degli altri, battendoli sul tempo.
Ma è proprio così difficile andare un po d’accordo durante una riunione liturgica?
C’è un presidente: vediamo di tenere il suo passo. È vero, c’è anche prete e prete.
Però in linea di massima possiamo tentare di adeguarci. Dobbiamo tentare.
Magari non vi riusciremo di primo acchito. È, ancora una volta, questione di buon volere.